giovedì 29 marzo 2012

PARADOSSI SEMANTICI

 

Mi capita sempre più spesso di far ben attenzione alle parole, di soppesarle, principalmente, di provare a comprenderne il senso recondito e gli obiettivi secondari da cui esse potrebbero trarre ispirazione. In ogni ambito della vita le sfumature giocano un ruolo determinante, così pure nell’uso corrente della lingua italiana, troppe volte violentata dall’utilizzo improprio ed inflazionato di termini importanti che si svestono del loro peso reale. È come se si giocasse continuamente con le parole.

Ascoltare ad esempio l'uso indiscriminato dell'accezione "scelta responsabile", fa sorridere e non poco, perché è fin troppo chiara la leggerezza con la quale questi due termini vengono associati per mascherare in maniera sublime comportamenti poco chiari, non del tutto condivisibili ed equilibrati, volti per la maggiore a camuffare l'evidenza, a rimescolar le carte. Anche linguisticamente, nel dire comune e attraverso i media, sembra si siano assunti degli standard per descrivere taluni situazioni, troppe volte a discapito delle verità.  

Valutate comunque le dovute eccezioni, perché le generalizzazioni non sono mai cosa saggia, attualmente, una chiave di lettura abbastanza diffusa in molti ambiti della società, propende nel valutare le responsabilità in senso positivo, come se da esse dovesse scaturire necessariamente qualcosa di buono. La realtà è ben altra cosa, un’accozzaglia di paradossi i cui effetti, troppo frequentemente, dimostrano l'esatto contrario.

In questo frangente l'arte sottile della diplomazia, gioca un ruolo chiave nel provare a tenere in piedi qualsiasi tesi, qualsiasi progetto, tentando di non scontentare i più e dando alla pubblica opinione l'immagine che si preferisce conferire al contenitore.
Il punto nodale che sottende all'uso di un determinato registro linguistico in tantissime situazioni pone principalmente in primo piano, anche se in forma velata, obiettivi che sono alla base del contenuto e di qualsivoglia scelta, obiettivi che richiederebbero principalmente tanta serietà e tanta ponderatezza.

Dunque, sarebbe utile si cominciasse ad utilizzare il termine responsabilità nel significato proprio, soprattutto se si considera che sempre più poche persone posseggono l'onestà intellettuale di accollarsi poi l'onere morale delle conseguenze, specie se negative.

Resto quindi fermamente convinto che, in questo tempo, la sostanza debba avere priorità assoluta e che gli obiettivi vadano fondati sulla possibilità di mettere in piedi un modello qualitativo solido da cui poter gettare le basi per una riforma culturale, partendo dall’uso proprio delle parole. Questa società ha davvero un gran bisogno di elasticità e concretezza. Ne abbiamo piene le tasche di menzogne prive di credibilità e fondatezza.
 

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