giovedì 27 gennaio 2011

SCANDONE: SI DEVE PENSARE AL FUTURO



Situazione abbastanza tesa, quella che si respirava al Pala Del Mauro lo scorso Lunedì durante l’incontro-dibattito organizzato dallo zoccolo duro della tifoseria bianco verde, allo scopo di sensibilizzare e tenere alta l’attenzione sul futuro della S.S.Felice Scandone, ma che purtroppo non ha fornito effettivamente le risposte che tanti avrebbero voluto ascoltare con la dovuta chiarezza.  
Non era certo la prima volta, infatti, che in quattro anni la società elargiva simili esternazioni rispetto alla questione economica e che la Città assisteva a comportamenti grotteschi che poco hanno a che fare con il professionismo in pallacanestro, ma che per la maggiore sono stati sempre valutati in maniera positiva, specialmente in relazione ai risultati ottenuti sul campo.  
Rispetto alle effettive potenzialità economiche di un’intera provincia, amante dello sport italiano principe, il calcio (che purtroppo proprio negli ultimi anni ha subito per gestioni poco attente una grave battuta d’arresto), nella pallacanestro da sempre si è provato a fare passi attenti e mai più lunghi della gamba. Chiaro che l’obiettivo principale di ogni anno è sempre stato la “salvezza” per limitare potenziali danni, ovvero per evitare situazioni sgradevoli, quale quella che si è palesata nell’ultimo mese e mezzo.  
Gli appassionati ricorderanno certamente le parole scandite e flemmatiche di un irriducibile Ciro Melillo che puntualmente, dall’Aprile di ogni stagione, asseriva dai locali della benemerita Vito Lepore “non ci stanno sordi, l’acqua è poca e la papera non galleggia”, parole che univano dignitosamente e con passione l’intera tifoseria, ma soprattutto gli imprenditori locali, per apportare interventi lampo e garantire la normale prosecuzione delle stagioni o la pianificazione a volte difficile per l’inizio delle successive. Tutto questo e tanto altro, prima che l’attuale società scendesse in campo. Indubbiamente la prima ed indimenticabile stagione della gestione Ercolino ha segnato in maniera considerevole la politica societaria nell’approccio alle stagioni. Mi riferisco ad una piacevole eccezione, ad una di quelle annate in cui ogni singola scelta ha dato i frutti sperati. Infatti, forti della vittoria della Coppa Italia, questi imprenditori che mai avevano avuto a che fare con la palla a spicchi, hanno guardato avanti in maniera perentoria, puntando sempre più in alto, sulla crescente scorta di emozioni e a tratti dimenticando le oggettive possibilità di una società in fondo piccola, ma che considerati i risultati sul campo, aspirava a diventare una grande tra le grandi.  
Vincere una Coppa Italia per Avellino, significava aver scritto davvero la storia, significava potersi giocare l’opportunità di andare in Europa, significava ragionare in grande, ma tutto sommato con le possibilità economiche di sempre, con un palazzetto nuovo di zecca in più e con il solito e più che generoso sponsor principale, oltre ai tanti piccoli e medi imprenditori che sulle ali dell’entusiasmo hanno fatto sempre sentire la loro presenza senza dire una parola.  
Quest’anno le cose sembravano scorrere lisce come l’olio. A Giugno scorso, infatti, la società varava un piano per non implodere e rilanciare i progetti societari “SiAmo Avellino”, rivolto a tutte le principali forze imprenditoriali della provincia con l’obiettivo cardine di competere con il monopolio cestistico/economico di Siena. Chiaramente, con molta probabilità per le eccessive incompatibilità caratteriali/politiche, non erano stati inclusi in questo programma imprenditori con i maggiori potenziali economici e che negli scorsi anni avevano nel bene o nel male garantito un dignitoso futuro alla Scandone.  
Ad Agosto la società, con un minimo di disappunto rispetto al fatto che si potesse fare di più, era riuscita ad assicurarsi e superare quota 1000 abbonamenti, cosa non da poco per la nostra Città, considerando il bacino d’utenza di questo sport, soprattutto nelle principali metropoli italiane.  
Da quel momento in poi, a parte qualche piccola digressione polemica attraverso i media e qualche ritardo nel pagamento degli stipendi ai giocatori, la società non aveva mai dato l’impressione di trovarsi in serie difficoltà. Sul campo i lupi hanno dimostrato di essere un gruppo solido, tenace e professionale. Per il quarto anno di seguito, infatti, l’A.IR Scandone Avellino raggiungeva l’obiettivo Final Eight, giocandosela, come da programma, finanche con la capolista Siena.  
Dalla fine di Novembre in poi comincia a profilarsi una strana situazione, l’amministratore delegato, Ercolino Jr, smentisce infatti mezzo stampa “l’esistenza di una cordata di imprenditori intenzionati a costituire una polisportiva”, posizione ribaltata a metà Dicembre da un comunicato del Presidente, che annunciava gravi difficoltà economiche che non consentivano addirittura il pagamento di euro 90.000 a fronte delle tasse di partecipazione al campionato. Pagamento prontamente soddisfatto grazie allo sforzo esiguo, ma allo stesso tempo discusso, della società per azioni a capitale pubblico, quale l’Alto Calore.  
Nella crisi economica italiana, che tiene attanagliata in una morsa di compressione l’intera provincia, a detta del Presidente, in maniera imprevedibile anche la sua ditta di costruzioni sarebbe stata colpita da questa situazione, per cui le banche di cui Ercolino sembra attualmente essere creditore, non potevano più elargire liquidità per la S.S. Felice Scandone.  
Anche il Sindaco della Città di Avellino, messo in allerta, era intervenuto per risolvere questa situazione, cercando di mediare con i principali imprenditori irpini una risoluzione. Di colpo poi, la cordata di imprenditori ha abbandonato l’idea di poter intervenire, probabilmente perché la società non aveva intenzione di farsi da parte o più semplicemente per la quota onerosa che doveva essere coperta.  
La domanda che tutti giustamente si sono posti rispetto a quanto accaduto riguardava le spese programmate e affrontate in relazione alle disponibilità. Peraltro una società che nel rispetto dei regolamenti federali futuri aveva deciso di includere finanche l’intero settore giovanile nel suo progetto ambizioso, coinvolgendo tutte le società di basket avellinesi, non dava adito a pensare che la situazione potesse scivolarle di mano in maniera così repentina. Le risposte purtroppo sono state vaghe, sia per quanto concerne la situazione economica effettiva, sia per quanto riguarda il futuro prossimo, che appare mai come quest’anno incerto.  
Dalle indiscrezioni dell’ambiente del basket avellinese sono emersi dati poco rassicuranti. La spesa per il roster di quest’anno era stata di poco superiore a quella degli anni scorsi al netto 1,7 – 1,8 milioni (a fronte dei 1,5 – 1,6) con l’ ammanco di circa 2,8 milioni lordi per terminare questa stagione tra pagamenti degli attuali stipendi ai giocatori, contratti di immagine, relative spese per gli alloggi, pagamenti della scorsa stagione (Porta – Brown – Nelson) e pagamenti degli stipendi allo staff dirigenziale societario.  
I dati economici di stretta competenza della società, mai prima di quest’anno hanno interessato la tifoseria e la Città di Avellino, ma è chiaro che a fronte di un potenziale fallimento, tutti hanno cercato di vederci chiaro e di proporre soluzioni, nel tentativo di non veder svanire una realtà importantissima per la nostra provincia, sia da un punto vista sportivo che sociale.  
Dall’assemblea pubblica, in breve, sono emerse due facce della situazione: gli Ercolino hanno confermato di avere seri problemi economici, ma non vogliono per alcun motivo lasciare il timone della S.S.Felice Scandone, chiedendo a tutti gli imprenditori, tifosi inclusi, uno sforzo economico per terminare la stagione e poi decidere.  
Considerando il fatto che erano state annunciate a caldo delle pesanti dimissioni, (che poi non sono più arrivate) così come era già avvenuto in diverse situazioni, questo atteggiamento poco chiaro, forse dettato dalla passione, ha lasciato tanta perplessità rispetto alla reale situazione in cui versa la società.  
Comportamenti del genere possono in effetti lasciar presumere anche che difficoltà effettive non ve ne siano, altrimenti la società avrebbe lasciato la squadra nelle mani del Sindaco o contattato imprenditori per capire se fosse stato possibile un avvicendamento in corso, facendosi da parte.  
La società ha senza alcun dubbio il merito di aver fatto vivere agli avellinesi delle esperienze indimenticabili, ma a fronte di un potenziale amaro capito, di sicuro un finale alla “Mastro Don Gesualdo” non farebbe piacere a nessuno, nel senso che se davvero la società si trovasse sul punto di non riuscire a pagare più l’indispensabile, non si comprende come mai non abbia accettato di farsi da parte per permettere a chi di dovere di pensarci seriamente.  
I più appassionati non vogliono proprio prendere in considerazione il “tutto addà murì cum mia”, perché sarebbe una grave mancanza sia nei riguardi della tifoseria che dell’intera Provincia.  
Dunque, rispetto alla situazione che la società in questi ultimi e sofferti giorni ha esternato in seguito alla vittoria straripante contro la Benetton di Treviso, colpiscono al solito i toni e la modalità attraverso le quali emergono delle potenziali difficoltà, a volte senza ritegno alcuno. E’ risaputo che da sempre la platea è divisa su questi aspetti che hanno fin’ora contraddistinto la gestione della famiglia Ercolino. Giustificazionisti o colpevolisti, sportivi o indifferenti, di certo l’induzione psicologica, attraverso l’utilizzo di pressione indiretta sulla passione e sui sentimenti della tifoseria è rientrato, in maniera plateale o forse a tratti calcolata nel modus operandi che ha caratterizzato e scandito il percorso dell’attuale società.  
Una simile situazione avvenne durante un indimenticato Consiglio Comunale, nel quale il Presidente Ercolino, dopo aver insultato il Sindaco, minacciò il fallimento della società, per la mancanza di alcune autorizzazioni vitali per il proseguimento dell’iter rispetto ai lavori di adeguamento del Palazzetto dello Sport, che lui stesso, accedendo ai fondi del Credito Sportivo, aveva curato in vista dell’Eurolega, ed in seguito datogli in concessione per dieci anni dal Comune di Avellino.  
I più cinici quindi considerano anche le questioni nella loro concretezza. Generalmente, infatti, nessun imprenditore mette a rischio il proprio capitale senza guadagnarci niente. Razionalmente, i più addentrati alle questioni politico/economiche della Città di Avellino hanno sempre avuto ampi margini di discussione sui quali poter avanzare serie perplessità.  
In questo frangente, gli sportivi e gli appassionati hanno preferito chiudere più di un occhio e parlare il meno possibile per amore di una squadra e di una società che da sempre, o almeno nell’ultimo quindicennio, ha rappresentato il fiore all’occhiello dello sport provinciale e regionale, regalando emozioni importanti e facendo balzare alle cronache nazionali una piacevole e colorata realtà quale quella della nostra verde e amata Irpinia.  
I tifosi hanno sempre sostenuto la famiglia Ercolino, consci del fatto che nella nostra Provincia non è oggettivamente facile gestire una società di Serie A, ma tenendo sempre di mira l’obiettivo principale: tentare di non scomparire dalla realtà importante del Basket italiano e non vanificare gli sforzi umani ed economici concretizzati nel corso della storia e non solo in questi ultimi quattro anni.  
A fronte di quanto sta emergendo dai giornali in questi giorni, restano comunque accese le speranze di chi considera la Scandone un bene prioritario comune da tutelare a tutti i costi e seppur ci si aspettava nell’immediato atteggiamenti responsabili a riguardo, l’auspicio è che in un modo o nell’altro si trovi una soluzione fattiva a questa brutta pagina del basket avellinese, anche perché la prima vera scadenza a cui dovrà rispondere presente la società è già fissata per il 15 Febbraio. Non ci resta dunque che incrociare le dita e sperare, per poter gridare ancora una volta con orgoglio, Forza Lupi! Forza Avellino!

Amerigo Ferrara

SONDAGGIO - IN VISTA DELLE POTENZIALI PROSSIME ELEZIONI COSA TI ASPETTI DAL PARTITO DEMOCRATICO