mercoledì 20 aprile 2011

FUKUSHIMA E' RIUSCITA LADDOVE IMPEDIMENTI LEGGITTIMI NON HANNO PERMESSO DI PROGRAMMARE IL NOSTRO FUTURO


Altro colpo basso del governo Berlusconi alla nostra Democrazia. C'era chiaramente da aspettarselo. Ciò che colpisce maggiormente è la grave leggerezza con la quale vengono mascherate determinate azioni politico strategiche ai danni degli Italiani.
A poco più di un mese dai Referendum, infatti, viene abbrogato attraverso il Decreto Omnibus il quadro normativo che disciplinava il Nucleare, facendo decadere di conseguenza uno dei quesiti referendari che sarebbe passato al vaglio della pubblica opinione. 
Togliendo di mezzo quello che probabilmente rappresentava il quesito più psicologicamente trainante rispetto agli altri tre, visto che gli Italiani, sulla scia delle emozioni, erano fortemente motivati a pronunciarsi negativamente su questa delicata questione, è apparsa quanto mai chiara la volontà di sabotare il raggiungimento dei quorum ai  Referendum del prossimo giugno.
Più che la questione della Ripubblicizzazione dei Servizi Idrici, che riveste senza alcuna ombra di dubbio un'importanza epocale e sulla quale è necessario lavorare affinché il maggior numero dei cittadini possa pronunciarsi, continuano a far specie le scelte oculate dell'esecutivo per tenere il Premier in una vera e propria "nicchia immunologica" rispetto alla sua condotta personale, eticamente discutibile, e che lo vede imputato in decine e decine di processi. 
Abbandonata relativamente la strada che porta verso la scelta del Nucleare, perché il Governo ha comunque intenzione di investire sulla ricerca di tecnologie più sicure in tal senso, la cosa ancor più grave è la decisione di continuare a frenare il nostro Paese sul versante delle Energie Alternative, che attraverso un quadro normativo più completo e restrittivo, avrebbero potuto rappresentare una scelta importante per i Piani Energetici Nazionali. 
L'opinione pubblica come le classi dirigenti, rispetto a questa vicenda, tendono razionalmente a suddividersi tra Nuclearisti ed Antinuclearisti nel momento in cui non si ha il coraggio di prendere una decisione chiara, perché considerati i pro e gli innumerevoli contro che la faccenda Nucleare si sarebbe portata dietro (rifiuti tossici, patologie, poca sicurezza) l'unico vero motivo per il quale, in questo momento storico, una scelta del genere sarebbe potuta risultare "lecita", è da ricondursi strettamente alla sfera economica e finanziaria, che per certi versi la crisi impone. 
La domanda suppletiva che tante persone si pongono proprio rispetto alla politica in generale ed in particolare alle finalità per le quali questo gorverno sembra operare è chiaramente rivolta alla natura delle scelte: è ancora possibile nel nostro Paese prendere decisioni sempre e soltanto in base agli interessi economici di quella o di quell'altra cordata di società quotate in borsa!? 
L'epoca di Berlusconi, a prescindere da come andranno i prossimi appuntamenti elettorali, sembra di fatto volgere al termine, l'onta che le sue esternazioni pubbliche gettano sulla nostra Democrazia non ha precedenti, la speranza è che da qui alla fine del suo mandato, i danni che questo governo ci lascierà in eredità possano essere limitati il più possibile. 

martedì 22 marzo 2011

SCEGLIERE IL NUCLEARE OGGI, SIGNIFICA SANCIRE IL SUICIDIO DELLE FUTURE GENERAZIONI!


La scelta rispetto al nucleare è principalmente una scelta di civiltà e democrazia! La generazione dei nostri padri già si è espressa nel referendum del 1987, bocciandola in maniera secca. Oggi, a fronte di scelte strategiche serie a quanto sembra in correlazione ad interessi per lo più di privati (a cui abbiamo di fatto venduto il nostro debito pubblico), semplicemente perché durante la crisi sarebbe più facile investire sul nucleare (a detta di diversi economisti), il nostro governo, quello stesso governo che attacca sistematicamente la Costituzione, garante anche del Diritto alla Salute e del Principio di Precauzione, dimentica che il Paese già si è espresso e decide di punto in bianco di rispolverare il nucleare.

Bene, ancora una volta, gli italiani non se la sono sentita di avallare il modus operandi di questa destra incosciente e, gli scorsi mesi, a seguito delle opportune raccolte di firme hanno dunque richiesto un referendum, così come per l'acqua pubblica, consci del fatto che il nucleare non sembra dare certezze per diversi motivi:

1. la sicurezza delle centrali, l'ultratecnologico Giappone, nella sua sventura, lo ha ampiamente dimostrato;

2. lo smaltimento delle scorie (che il Giappone manda in Francia e poi gli ritornano per riutilizzarle...ma dato la gestione pessima dei rifiuti in Italia, certamente si creerebbero disastri ambientali di portata biblica da cui sarebbe meglio tenersi alla larga);

3. le tecnologie del nucleare sono al vaglio di ricercatori e comitati scientifici mondiali per esser migliorate e quelle che istalleremo oggi in Italia sarebbero obsolete e funzionanti non prima di una decina d'anni;

4. varie zone d'Italia sono a rischio sismico e non importa se le centrali della Francia sono ad un centinaio di km di distanza, perché in caso di problemi, le radiazioni in loco superano enormemente quelle che potrebbero propagarsi nell'atmosfera e comunque bisogna attendere anni per avere un quadro epidemiologico preciso rispetto agli effetti distruttivi delle radiazioni e delle sostanze chimiche sulla salute;

5. le radiazioni provenienti dalle sostanze instabili sono cancerogene per eccellenza, provacano tumori in genere, principalmente quello alla Tiroide, possono comportare danni al DNA, leucemie e malformazioni al feto. Alcuni di questi "effetti collaterali" peraltro, sono già avvertiti nelle zone limitrofe agli inceneritori, figuriamoci in presenza di centrali nucleari!

Insomma il problema è particolarmente delicato, i rischi troppi e non perfettamente calcolati. Quindi sulla questione del nucleare non potendo avere certezze assolute, tutti gli italiani che hanno a cuore la salute dei propri figli e le sorti delle future generazioni, per coscienza dovrebbero votare "SI" PER ABBROGARE una volta per tutte il NUCLEARE!

Sarebbe a questo punto utile porsi un'altra domanda: perché, nel programmare il Piano Energetico Nazionale non si è guardato alla effettiva futuribilità ed utilità delle ENERGIE ALTERNATIVE (Solare-Eolico-Biomasse-Idrogeno)? Sempre di interessi e di aziende private in fondo parliamo, ma perseguendo questa strada, attraverso normative che disciplinino seriamente quest'ambito, almeno si sarebbe potuto gradualmente tentare di diminuire la dipendenza dal petrolio, una risorsa che tra non molti anni si esaurirà del tutto (Hubbert ha stimato che il picco della produzione mondiale di Petrolio è stato raggiunto intorno al 2000, oggi la quantità di petrolio che consumiamo è superiore a quella che estraiamo, con il conseguente aumento dei prezzi).

Certo, allo stato attuale, se facciamo finta di dimenticare le enormi criticità già esistenti, l'inquinamento provocato dall'uomo, causa del buco nell'ozono e del surriscaldamento globale, il conseguente impoverimento della fauna marina che mina l'equilibrio della catena alimentare, i cambiamenti climatici ed il discioglimento dei poli, le rogne non sono né della nostra generazione, né di quella dopo e ragionando in questi termini i problemi non li risolveremo mai alla radice!
Quand'è che decideremo di concedere un pò di respiro al nostro esausto pianeta?! Si può continuare a far guerre per affari temporanei?!

Considerando che nucleare ed acqua vanno a braccetto, perché, dopo il petrolio, le prossime guerre saranno fatte sull'acqua, i prossimi referendum sono una seria opportunità per dmostrare che l'Italia può dire la propria anche su scala mondiale e, nonostante tutto, possa sentirsi ancora un paese democratico!

Amerigo Ferrara

giovedì 27 gennaio 2011

SCANDONE: SI DEVE PENSARE AL FUTURO



Situazione abbastanza tesa, quella che si respirava al Pala Del Mauro lo scorso Lunedì durante l’incontro-dibattito organizzato dallo zoccolo duro della tifoseria bianco verde, allo scopo di sensibilizzare e tenere alta l’attenzione sul futuro della S.S.Felice Scandone, ma che purtroppo non ha fornito effettivamente le risposte che tanti avrebbero voluto ascoltare con la dovuta chiarezza.  
Non era certo la prima volta, infatti, che in quattro anni la società elargiva simili esternazioni rispetto alla questione economica e che la Città assisteva a comportamenti grotteschi che poco hanno a che fare con il professionismo in pallacanestro, ma che per la maggiore sono stati sempre valutati in maniera positiva, specialmente in relazione ai risultati ottenuti sul campo.  
Rispetto alle effettive potenzialità economiche di un’intera provincia, amante dello sport italiano principe, il calcio (che purtroppo proprio negli ultimi anni ha subito per gestioni poco attente una grave battuta d’arresto), nella pallacanestro da sempre si è provato a fare passi attenti e mai più lunghi della gamba. Chiaro che l’obiettivo principale di ogni anno è sempre stato la “salvezza” per limitare potenziali danni, ovvero per evitare situazioni sgradevoli, quale quella che si è palesata nell’ultimo mese e mezzo.  
Gli appassionati ricorderanno certamente le parole scandite e flemmatiche di un irriducibile Ciro Melillo che puntualmente, dall’Aprile di ogni stagione, asseriva dai locali della benemerita Vito Lepore “non ci stanno sordi, l’acqua è poca e la papera non galleggia”, parole che univano dignitosamente e con passione l’intera tifoseria, ma soprattutto gli imprenditori locali, per apportare interventi lampo e garantire la normale prosecuzione delle stagioni o la pianificazione a volte difficile per l’inizio delle successive. Tutto questo e tanto altro, prima che l’attuale società scendesse in campo. Indubbiamente la prima ed indimenticabile stagione della gestione Ercolino ha segnato in maniera considerevole la politica societaria nell’approccio alle stagioni. Mi riferisco ad una piacevole eccezione, ad una di quelle annate in cui ogni singola scelta ha dato i frutti sperati. Infatti, forti della vittoria della Coppa Italia, questi imprenditori che mai avevano avuto a che fare con la palla a spicchi, hanno guardato avanti in maniera perentoria, puntando sempre più in alto, sulla crescente scorta di emozioni e a tratti dimenticando le oggettive possibilità di una società in fondo piccola, ma che considerati i risultati sul campo, aspirava a diventare una grande tra le grandi.  
Vincere una Coppa Italia per Avellino, significava aver scritto davvero la storia, significava potersi giocare l’opportunità di andare in Europa, significava ragionare in grande, ma tutto sommato con le possibilità economiche di sempre, con un palazzetto nuovo di zecca in più e con il solito e più che generoso sponsor principale, oltre ai tanti piccoli e medi imprenditori che sulle ali dell’entusiasmo hanno fatto sempre sentire la loro presenza senza dire una parola.  
Quest’anno le cose sembravano scorrere lisce come l’olio. A Giugno scorso, infatti, la società varava un piano per non implodere e rilanciare i progetti societari “SiAmo Avellino”, rivolto a tutte le principali forze imprenditoriali della provincia con l’obiettivo cardine di competere con il monopolio cestistico/economico di Siena. Chiaramente, con molta probabilità per le eccessive incompatibilità caratteriali/politiche, non erano stati inclusi in questo programma imprenditori con i maggiori potenziali economici e che negli scorsi anni avevano nel bene o nel male garantito un dignitoso futuro alla Scandone.  
Ad Agosto la società, con un minimo di disappunto rispetto al fatto che si potesse fare di più, era riuscita ad assicurarsi e superare quota 1000 abbonamenti, cosa non da poco per la nostra Città, considerando il bacino d’utenza di questo sport, soprattutto nelle principali metropoli italiane.  
Da quel momento in poi, a parte qualche piccola digressione polemica attraverso i media e qualche ritardo nel pagamento degli stipendi ai giocatori, la società non aveva mai dato l’impressione di trovarsi in serie difficoltà. Sul campo i lupi hanno dimostrato di essere un gruppo solido, tenace e professionale. Per il quarto anno di seguito, infatti, l’A.IR Scandone Avellino raggiungeva l’obiettivo Final Eight, giocandosela, come da programma, finanche con la capolista Siena.  
Dalla fine di Novembre in poi comincia a profilarsi una strana situazione, l’amministratore delegato, Ercolino Jr, smentisce infatti mezzo stampa “l’esistenza di una cordata di imprenditori intenzionati a costituire una polisportiva”, posizione ribaltata a metà Dicembre da un comunicato del Presidente, che annunciava gravi difficoltà economiche che non consentivano addirittura il pagamento di euro 90.000 a fronte delle tasse di partecipazione al campionato. Pagamento prontamente soddisfatto grazie allo sforzo esiguo, ma allo stesso tempo discusso, della società per azioni a capitale pubblico, quale l’Alto Calore.  
Nella crisi economica italiana, che tiene attanagliata in una morsa di compressione l’intera provincia, a detta del Presidente, in maniera imprevedibile anche la sua ditta di costruzioni sarebbe stata colpita da questa situazione, per cui le banche di cui Ercolino sembra attualmente essere creditore, non potevano più elargire liquidità per la S.S. Felice Scandone.  
Anche il Sindaco della Città di Avellino, messo in allerta, era intervenuto per risolvere questa situazione, cercando di mediare con i principali imprenditori irpini una risoluzione. Di colpo poi, la cordata di imprenditori ha abbandonato l’idea di poter intervenire, probabilmente perché la società non aveva intenzione di farsi da parte o più semplicemente per la quota onerosa che doveva essere coperta.  
La domanda che tutti giustamente si sono posti rispetto a quanto accaduto riguardava le spese programmate e affrontate in relazione alle disponibilità. Peraltro una società che nel rispetto dei regolamenti federali futuri aveva deciso di includere finanche l’intero settore giovanile nel suo progetto ambizioso, coinvolgendo tutte le società di basket avellinesi, non dava adito a pensare che la situazione potesse scivolarle di mano in maniera così repentina. Le risposte purtroppo sono state vaghe, sia per quanto concerne la situazione economica effettiva, sia per quanto riguarda il futuro prossimo, che appare mai come quest’anno incerto.  
Dalle indiscrezioni dell’ambiente del basket avellinese sono emersi dati poco rassicuranti. La spesa per il roster di quest’anno era stata di poco superiore a quella degli anni scorsi al netto 1,7 – 1,8 milioni (a fronte dei 1,5 – 1,6) con l’ ammanco di circa 2,8 milioni lordi per terminare questa stagione tra pagamenti degli attuali stipendi ai giocatori, contratti di immagine, relative spese per gli alloggi, pagamenti della scorsa stagione (Porta – Brown – Nelson) e pagamenti degli stipendi allo staff dirigenziale societario.  
I dati economici di stretta competenza della società, mai prima di quest’anno hanno interessato la tifoseria e la Città di Avellino, ma è chiaro che a fronte di un potenziale fallimento, tutti hanno cercato di vederci chiaro e di proporre soluzioni, nel tentativo di non veder svanire una realtà importantissima per la nostra provincia, sia da un punto vista sportivo che sociale.  
Dall’assemblea pubblica, in breve, sono emerse due facce della situazione: gli Ercolino hanno confermato di avere seri problemi economici, ma non vogliono per alcun motivo lasciare il timone della S.S.Felice Scandone, chiedendo a tutti gli imprenditori, tifosi inclusi, uno sforzo economico per terminare la stagione e poi decidere.  
Considerando il fatto che erano state annunciate a caldo delle pesanti dimissioni, (che poi non sono più arrivate) così come era già avvenuto in diverse situazioni, questo atteggiamento poco chiaro, forse dettato dalla passione, ha lasciato tanta perplessità rispetto alla reale situazione in cui versa la società.  
Comportamenti del genere possono in effetti lasciar presumere anche che difficoltà effettive non ve ne siano, altrimenti la società avrebbe lasciato la squadra nelle mani del Sindaco o contattato imprenditori per capire se fosse stato possibile un avvicendamento in corso, facendosi da parte.  
La società ha senza alcun dubbio il merito di aver fatto vivere agli avellinesi delle esperienze indimenticabili, ma a fronte di un potenziale amaro capito, di sicuro un finale alla “Mastro Don Gesualdo” non farebbe piacere a nessuno, nel senso che se davvero la società si trovasse sul punto di non riuscire a pagare più l’indispensabile, non si comprende come mai non abbia accettato di farsi da parte per permettere a chi di dovere di pensarci seriamente.  
I più appassionati non vogliono proprio prendere in considerazione il “tutto addà murì cum mia”, perché sarebbe una grave mancanza sia nei riguardi della tifoseria che dell’intera Provincia.  
Dunque, rispetto alla situazione che la società in questi ultimi e sofferti giorni ha esternato in seguito alla vittoria straripante contro la Benetton di Treviso, colpiscono al solito i toni e la modalità attraverso le quali emergono delle potenziali difficoltà, a volte senza ritegno alcuno. E’ risaputo che da sempre la platea è divisa su questi aspetti che hanno fin’ora contraddistinto la gestione della famiglia Ercolino. Giustificazionisti o colpevolisti, sportivi o indifferenti, di certo l’induzione psicologica, attraverso l’utilizzo di pressione indiretta sulla passione e sui sentimenti della tifoseria è rientrato, in maniera plateale o forse a tratti calcolata nel modus operandi che ha caratterizzato e scandito il percorso dell’attuale società.  
Una simile situazione avvenne durante un indimenticato Consiglio Comunale, nel quale il Presidente Ercolino, dopo aver insultato il Sindaco, minacciò il fallimento della società, per la mancanza di alcune autorizzazioni vitali per il proseguimento dell’iter rispetto ai lavori di adeguamento del Palazzetto dello Sport, che lui stesso, accedendo ai fondi del Credito Sportivo, aveva curato in vista dell’Eurolega, ed in seguito datogli in concessione per dieci anni dal Comune di Avellino.  
I più cinici quindi considerano anche le questioni nella loro concretezza. Generalmente, infatti, nessun imprenditore mette a rischio il proprio capitale senza guadagnarci niente. Razionalmente, i più addentrati alle questioni politico/economiche della Città di Avellino hanno sempre avuto ampi margini di discussione sui quali poter avanzare serie perplessità.  
In questo frangente, gli sportivi e gli appassionati hanno preferito chiudere più di un occhio e parlare il meno possibile per amore di una squadra e di una società che da sempre, o almeno nell’ultimo quindicennio, ha rappresentato il fiore all’occhiello dello sport provinciale e regionale, regalando emozioni importanti e facendo balzare alle cronache nazionali una piacevole e colorata realtà quale quella della nostra verde e amata Irpinia.  
I tifosi hanno sempre sostenuto la famiglia Ercolino, consci del fatto che nella nostra Provincia non è oggettivamente facile gestire una società di Serie A, ma tenendo sempre di mira l’obiettivo principale: tentare di non scomparire dalla realtà importante del Basket italiano e non vanificare gli sforzi umani ed economici concretizzati nel corso della storia e non solo in questi ultimi quattro anni.  
A fronte di quanto sta emergendo dai giornali in questi giorni, restano comunque accese le speranze di chi considera la Scandone un bene prioritario comune da tutelare a tutti i costi e seppur ci si aspettava nell’immediato atteggiamenti responsabili a riguardo, l’auspicio è che in un modo o nell’altro si trovi una soluzione fattiva a questa brutta pagina del basket avellinese, anche perché la prima vera scadenza a cui dovrà rispondere presente la società è già fissata per il 15 Febbraio. Non ci resta dunque che incrociare le dita e sperare, per poter gridare ancora una volta con orgoglio, Forza Lupi! Forza Avellino!

Amerigo Ferrara

SONDAGGIO - IN VISTA DELLE POTENZIALI PROSSIME ELEZIONI COSA TI ASPETTI DAL PARTITO DEMOCRATICO