giovedì 29 marzo 2012

PARADOSSI SEMANTICI

 

Mi capita sempre più spesso di far ben attenzione alle parole, di soppesarle, principalmente, di provare a comprenderne il senso recondito e gli obiettivi secondari da cui esse potrebbero trarre ispirazione. In ogni ambito della vita le sfumature giocano un ruolo determinante, così pure nell’uso corrente della lingua italiana, troppe volte violentata dall’utilizzo improprio ed inflazionato di termini importanti che si svestono del loro peso reale. È come se si giocasse continuamente con le parole.

Ascoltare ad esempio l'uso indiscriminato dell'accezione "scelta responsabile", fa sorridere e non poco, perché è fin troppo chiara la leggerezza con la quale questi due termini vengono associati per mascherare in maniera sublime comportamenti poco chiari, non del tutto condivisibili ed equilibrati, volti per la maggiore a camuffare l'evidenza, a rimescolar le carte. Anche linguisticamente, nel dire comune e attraverso i media, sembra si siano assunti degli standard per descrivere taluni situazioni, troppe volte a discapito delle verità.  

Valutate comunque le dovute eccezioni, perché le generalizzazioni non sono mai cosa saggia, attualmente, una chiave di lettura abbastanza diffusa in molti ambiti della società, propende nel valutare le responsabilità in senso positivo, come se da esse dovesse scaturire necessariamente qualcosa di buono. La realtà è ben altra cosa, un’accozzaglia di paradossi i cui effetti, troppo frequentemente, dimostrano l'esatto contrario.

In questo frangente l'arte sottile della diplomazia, gioca un ruolo chiave nel provare a tenere in piedi qualsiasi tesi, qualsiasi progetto, tentando di non scontentare i più e dando alla pubblica opinione l'immagine che si preferisce conferire al contenitore.
Il punto nodale che sottende all'uso di un determinato registro linguistico in tantissime situazioni pone principalmente in primo piano, anche se in forma velata, obiettivi che sono alla base del contenuto e di qualsivoglia scelta, obiettivi che richiederebbero principalmente tanta serietà e tanta ponderatezza.

Dunque, sarebbe utile si cominciasse ad utilizzare il termine responsabilità nel significato proprio, soprattutto se si considera che sempre più poche persone posseggono l'onestà intellettuale di accollarsi poi l'onere morale delle conseguenze, specie se negative.

Resto quindi fermamente convinto che, in questo tempo, la sostanza debba avere priorità assoluta e che gli obiettivi vadano fondati sulla possibilità di mettere in piedi un modello qualitativo solido da cui poter gettare le basi per una riforma culturale, partendo dall’uso proprio delle parole. Questa società ha davvero un gran bisogno di elasticità e concretezza. Ne abbiamo piene le tasche di menzogne prive di credibilità e fondatezza.
 

mercoledì 20 aprile 2011

FUKUSHIMA E' RIUSCITA LADDOVE IMPEDIMENTI LEGGITTIMI NON HANNO PERMESSO DI PROGRAMMARE IL NOSTRO FUTURO


Altro colpo basso del governo Berlusconi alla nostra Democrazia. C'era chiaramente da aspettarselo. Ciò che colpisce maggiormente è la grave leggerezza con la quale vengono mascherate determinate azioni politico strategiche ai danni degli Italiani.
A poco più di un mese dai Referendum, infatti, viene abbrogato attraverso il Decreto Omnibus il quadro normativo che disciplinava il Nucleare, facendo decadere di conseguenza uno dei quesiti referendari che sarebbe passato al vaglio della pubblica opinione. 
Togliendo di mezzo quello che probabilmente rappresentava il quesito più psicologicamente trainante rispetto agli altri tre, visto che gli Italiani, sulla scia delle emozioni, erano fortemente motivati a pronunciarsi negativamente su questa delicata questione, è apparsa quanto mai chiara la volontà di sabotare il raggiungimento dei quorum ai  Referendum del prossimo giugno.
Più che la questione della Ripubblicizzazione dei Servizi Idrici, che riveste senza alcuna ombra di dubbio un'importanza epocale e sulla quale è necessario lavorare affinché il maggior numero dei cittadini possa pronunciarsi, continuano a far specie le scelte oculate dell'esecutivo per tenere il Premier in una vera e propria "nicchia immunologica" rispetto alla sua condotta personale, eticamente discutibile, e che lo vede imputato in decine e decine di processi. 
Abbandonata relativamente la strada che porta verso la scelta del Nucleare, perché il Governo ha comunque intenzione di investire sulla ricerca di tecnologie più sicure in tal senso, la cosa ancor più grave è la decisione di continuare a frenare il nostro Paese sul versante delle Energie Alternative, che attraverso un quadro normativo più completo e restrittivo, avrebbero potuto rappresentare una scelta importante per i Piani Energetici Nazionali. 
L'opinione pubblica come le classi dirigenti, rispetto a questa vicenda, tendono razionalmente a suddividersi tra Nuclearisti ed Antinuclearisti nel momento in cui non si ha il coraggio di prendere una decisione chiara, perché considerati i pro e gli innumerevoli contro che la faccenda Nucleare si sarebbe portata dietro (rifiuti tossici, patologie, poca sicurezza) l'unico vero motivo per il quale, in questo momento storico, una scelta del genere sarebbe potuta risultare "lecita", è da ricondursi strettamente alla sfera economica e finanziaria, che per certi versi la crisi impone. 
La domanda suppletiva che tante persone si pongono proprio rispetto alla politica in generale ed in particolare alle finalità per le quali questo gorverno sembra operare è chiaramente rivolta alla natura delle scelte: è ancora possibile nel nostro Paese prendere decisioni sempre e soltanto in base agli interessi economici di quella o di quell'altra cordata di società quotate in borsa!? 
L'epoca di Berlusconi, a prescindere da come andranno i prossimi appuntamenti elettorali, sembra di fatto volgere al termine, l'onta che le sue esternazioni pubbliche gettano sulla nostra Democrazia non ha precedenti, la speranza è che da qui alla fine del suo mandato, i danni che questo governo ci lascierà in eredità possano essere limitati il più possibile. 

martedì 22 marzo 2011

SCEGLIERE IL NUCLEARE OGGI, SIGNIFICA SANCIRE IL SUICIDIO DELLE FUTURE GENERAZIONI!


La scelta rispetto al nucleare è principalmente una scelta di civiltà e democrazia! La generazione dei nostri padri già si è espressa nel referendum del 1987, bocciandola in maniera secca. Oggi, a fronte di scelte strategiche serie a quanto sembra in correlazione ad interessi per lo più di privati (a cui abbiamo di fatto venduto il nostro debito pubblico), semplicemente perché durante la crisi sarebbe più facile investire sul nucleare (a detta di diversi economisti), il nostro governo, quello stesso governo che attacca sistematicamente la Costituzione, garante anche del Diritto alla Salute e del Principio di Precauzione, dimentica che il Paese già si è espresso e decide di punto in bianco di rispolverare il nucleare.

Bene, ancora una volta, gli italiani non se la sono sentita di avallare il modus operandi di questa destra incosciente e, gli scorsi mesi, a seguito delle opportune raccolte di firme hanno dunque richiesto un referendum, così come per l'acqua pubblica, consci del fatto che il nucleare non sembra dare certezze per diversi motivi:

1. la sicurezza delle centrali, l'ultratecnologico Giappone, nella sua sventura, lo ha ampiamente dimostrato;

2. lo smaltimento delle scorie (che il Giappone manda in Francia e poi gli ritornano per riutilizzarle...ma dato la gestione pessima dei rifiuti in Italia, certamente si creerebbero disastri ambientali di portata biblica da cui sarebbe meglio tenersi alla larga);

3. le tecnologie del nucleare sono al vaglio di ricercatori e comitati scientifici mondiali per esser migliorate e quelle che istalleremo oggi in Italia sarebbero obsolete e funzionanti non prima di una decina d'anni;

4. varie zone d'Italia sono a rischio sismico e non importa se le centrali della Francia sono ad un centinaio di km di distanza, perché in caso di problemi, le radiazioni in loco superano enormemente quelle che potrebbero propagarsi nell'atmosfera e comunque bisogna attendere anni per avere un quadro epidemiologico preciso rispetto agli effetti distruttivi delle radiazioni e delle sostanze chimiche sulla salute;

5. le radiazioni provenienti dalle sostanze instabili sono cancerogene per eccellenza, provacano tumori in genere, principalmente quello alla Tiroide, possono comportare danni al DNA, leucemie e malformazioni al feto. Alcuni di questi "effetti collaterali" peraltro, sono già avvertiti nelle zone limitrofe agli inceneritori, figuriamoci in presenza di centrali nucleari!

Insomma il problema è particolarmente delicato, i rischi troppi e non perfettamente calcolati. Quindi sulla questione del nucleare non potendo avere certezze assolute, tutti gli italiani che hanno a cuore la salute dei propri figli e le sorti delle future generazioni, per coscienza dovrebbero votare "SI" PER ABBROGARE una volta per tutte il NUCLEARE!

Sarebbe a questo punto utile porsi un'altra domanda: perché, nel programmare il Piano Energetico Nazionale non si è guardato alla effettiva futuribilità ed utilità delle ENERGIE ALTERNATIVE (Solare-Eolico-Biomasse-Idrogeno)? Sempre di interessi e di aziende private in fondo parliamo, ma perseguendo questa strada, attraverso normative che disciplinino seriamente quest'ambito, almeno si sarebbe potuto gradualmente tentare di diminuire la dipendenza dal petrolio, una risorsa che tra non molti anni si esaurirà del tutto (Hubbert ha stimato che il picco della produzione mondiale di Petrolio è stato raggiunto intorno al 2000, oggi la quantità di petrolio che consumiamo è superiore a quella che estraiamo, con il conseguente aumento dei prezzi).

Certo, allo stato attuale, se facciamo finta di dimenticare le enormi criticità già esistenti, l'inquinamento provocato dall'uomo, causa del buco nell'ozono e del surriscaldamento globale, il conseguente impoverimento della fauna marina che mina l'equilibrio della catena alimentare, i cambiamenti climatici ed il discioglimento dei poli, le rogne non sono né della nostra generazione, né di quella dopo e ragionando in questi termini i problemi non li risolveremo mai alla radice!
Quand'è che decideremo di concedere un pò di respiro al nostro esausto pianeta?! Si può continuare a far guerre per affari temporanei?!

Considerando che nucleare ed acqua vanno a braccetto, perché, dopo il petrolio, le prossime guerre saranno fatte sull'acqua, i prossimi referendum sono una seria opportunità per dmostrare che l'Italia può dire la propria anche su scala mondiale e, nonostante tutto, possa sentirsi ancora un paese democratico!

Amerigo Ferrara

giovedì 27 gennaio 2011

SCANDONE: SI DEVE PENSARE AL FUTURO



Situazione abbastanza tesa, quella che si respirava al Pala Del Mauro lo scorso Lunedì durante l’incontro-dibattito organizzato dallo zoccolo duro della tifoseria bianco verde, allo scopo di sensibilizzare e tenere alta l’attenzione sul futuro della S.S.Felice Scandone, ma che purtroppo non ha fornito effettivamente le risposte che tanti avrebbero voluto ascoltare con la dovuta chiarezza.  
Non era certo la prima volta, infatti, che in quattro anni la società elargiva simili esternazioni rispetto alla questione economica e che la Città assisteva a comportamenti grotteschi che poco hanno a che fare con il professionismo in pallacanestro, ma che per la maggiore sono stati sempre valutati in maniera positiva, specialmente in relazione ai risultati ottenuti sul campo.  
Rispetto alle effettive potenzialità economiche di un’intera provincia, amante dello sport italiano principe, il calcio (che purtroppo proprio negli ultimi anni ha subito per gestioni poco attente una grave battuta d’arresto), nella pallacanestro da sempre si è provato a fare passi attenti e mai più lunghi della gamba. Chiaro che l’obiettivo principale di ogni anno è sempre stato la “salvezza” per limitare potenziali danni, ovvero per evitare situazioni sgradevoli, quale quella che si è palesata nell’ultimo mese e mezzo.  
Gli appassionati ricorderanno certamente le parole scandite e flemmatiche di un irriducibile Ciro Melillo che puntualmente, dall’Aprile di ogni stagione, asseriva dai locali della benemerita Vito Lepore “non ci stanno sordi, l’acqua è poca e la papera non galleggia”, parole che univano dignitosamente e con passione l’intera tifoseria, ma soprattutto gli imprenditori locali, per apportare interventi lampo e garantire la normale prosecuzione delle stagioni o la pianificazione a volte difficile per l’inizio delle successive. Tutto questo e tanto altro, prima che l’attuale società scendesse in campo. Indubbiamente la prima ed indimenticabile stagione della gestione Ercolino ha segnato in maniera considerevole la politica societaria nell’approccio alle stagioni. Mi riferisco ad una piacevole eccezione, ad una di quelle annate in cui ogni singola scelta ha dato i frutti sperati. Infatti, forti della vittoria della Coppa Italia, questi imprenditori che mai avevano avuto a che fare con la palla a spicchi, hanno guardato avanti in maniera perentoria, puntando sempre più in alto, sulla crescente scorta di emozioni e a tratti dimenticando le oggettive possibilità di una società in fondo piccola, ma che considerati i risultati sul campo, aspirava a diventare una grande tra le grandi.  
Vincere una Coppa Italia per Avellino, significava aver scritto davvero la storia, significava potersi giocare l’opportunità di andare in Europa, significava ragionare in grande, ma tutto sommato con le possibilità economiche di sempre, con un palazzetto nuovo di zecca in più e con il solito e più che generoso sponsor principale, oltre ai tanti piccoli e medi imprenditori che sulle ali dell’entusiasmo hanno fatto sempre sentire la loro presenza senza dire una parola.  
Quest’anno le cose sembravano scorrere lisce come l’olio. A Giugno scorso, infatti, la società varava un piano per non implodere e rilanciare i progetti societari “SiAmo Avellino”, rivolto a tutte le principali forze imprenditoriali della provincia con l’obiettivo cardine di competere con il monopolio cestistico/economico di Siena. Chiaramente, con molta probabilità per le eccessive incompatibilità caratteriali/politiche, non erano stati inclusi in questo programma imprenditori con i maggiori potenziali economici e che negli scorsi anni avevano nel bene o nel male garantito un dignitoso futuro alla Scandone.  
Ad Agosto la società, con un minimo di disappunto rispetto al fatto che si potesse fare di più, era riuscita ad assicurarsi e superare quota 1000 abbonamenti, cosa non da poco per la nostra Città, considerando il bacino d’utenza di questo sport, soprattutto nelle principali metropoli italiane.  
Da quel momento in poi, a parte qualche piccola digressione polemica attraverso i media e qualche ritardo nel pagamento degli stipendi ai giocatori, la società non aveva mai dato l’impressione di trovarsi in serie difficoltà. Sul campo i lupi hanno dimostrato di essere un gruppo solido, tenace e professionale. Per il quarto anno di seguito, infatti, l’A.IR Scandone Avellino raggiungeva l’obiettivo Final Eight, giocandosela, come da programma, finanche con la capolista Siena.  
Dalla fine di Novembre in poi comincia a profilarsi una strana situazione, l’amministratore delegato, Ercolino Jr, smentisce infatti mezzo stampa “l’esistenza di una cordata di imprenditori intenzionati a costituire una polisportiva”, posizione ribaltata a metà Dicembre da un comunicato del Presidente, che annunciava gravi difficoltà economiche che non consentivano addirittura il pagamento di euro 90.000 a fronte delle tasse di partecipazione al campionato. Pagamento prontamente soddisfatto grazie allo sforzo esiguo, ma allo stesso tempo discusso, della società per azioni a capitale pubblico, quale l’Alto Calore.  
Nella crisi economica italiana, che tiene attanagliata in una morsa di compressione l’intera provincia, a detta del Presidente, in maniera imprevedibile anche la sua ditta di costruzioni sarebbe stata colpita da questa situazione, per cui le banche di cui Ercolino sembra attualmente essere creditore, non potevano più elargire liquidità per la S.S. Felice Scandone.  
Anche il Sindaco della Città di Avellino, messo in allerta, era intervenuto per risolvere questa situazione, cercando di mediare con i principali imprenditori irpini una risoluzione. Di colpo poi, la cordata di imprenditori ha abbandonato l’idea di poter intervenire, probabilmente perché la società non aveva intenzione di farsi da parte o più semplicemente per la quota onerosa che doveva essere coperta.  
La domanda che tutti giustamente si sono posti rispetto a quanto accaduto riguardava le spese programmate e affrontate in relazione alle disponibilità. Peraltro una società che nel rispetto dei regolamenti federali futuri aveva deciso di includere finanche l’intero settore giovanile nel suo progetto ambizioso, coinvolgendo tutte le società di basket avellinesi, non dava adito a pensare che la situazione potesse scivolarle di mano in maniera così repentina. Le risposte purtroppo sono state vaghe, sia per quanto concerne la situazione economica effettiva, sia per quanto riguarda il futuro prossimo, che appare mai come quest’anno incerto.  
Dalle indiscrezioni dell’ambiente del basket avellinese sono emersi dati poco rassicuranti. La spesa per il roster di quest’anno era stata di poco superiore a quella degli anni scorsi al netto 1,7 – 1,8 milioni (a fronte dei 1,5 – 1,6) con l’ ammanco di circa 2,8 milioni lordi per terminare questa stagione tra pagamenti degli attuali stipendi ai giocatori, contratti di immagine, relative spese per gli alloggi, pagamenti della scorsa stagione (Porta – Brown – Nelson) e pagamenti degli stipendi allo staff dirigenziale societario.  
I dati economici di stretta competenza della società, mai prima di quest’anno hanno interessato la tifoseria e la Città di Avellino, ma è chiaro che a fronte di un potenziale fallimento, tutti hanno cercato di vederci chiaro e di proporre soluzioni, nel tentativo di non veder svanire una realtà importantissima per la nostra provincia, sia da un punto vista sportivo che sociale.  
Dall’assemblea pubblica, in breve, sono emerse due facce della situazione: gli Ercolino hanno confermato di avere seri problemi economici, ma non vogliono per alcun motivo lasciare il timone della S.S.Felice Scandone, chiedendo a tutti gli imprenditori, tifosi inclusi, uno sforzo economico per terminare la stagione e poi decidere.  
Considerando il fatto che erano state annunciate a caldo delle pesanti dimissioni, (che poi non sono più arrivate) così come era già avvenuto in diverse situazioni, questo atteggiamento poco chiaro, forse dettato dalla passione, ha lasciato tanta perplessità rispetto alla reale situazione in cui versa la società.  
Comportamenti del genere possono in effetti lasciar presumere anche che difficoltà effettive non ve ne siano, altrimenti la società avrebbe lasciato la squadra nelle mani del Sindaco o contattato imprenditori per capire se fosse stato possibile un avvicendamento in corso, facendosi da parte.  
La società ha senza alcun dubbio il merito di aver fatto vivere agli avellinesi delle esperienze indimenticabili, ma a fronte di un potenziale amaro capito, di sicuro un finale alla “Mastro Don Gesualdo” non farebbe piacere a nessuno, nel senso che se davvero la società si trovasse sul punto di non riuscire a pagare più l’indispensabile, non si comprende come mai non abbia accettato di farsi da parte per permettere a chi di dovere di pensarci seriamente.  
I più appassionati non vogliono proprio prendere in considerazione il “tutto addà murì cum mia”, perché sarebbe una grave mancanza sia nei riguardi della tifoseria che dell’intera Provincia.  
Dunque, rispetto alla situazione che la società in questi ultimi e sofferti giorni ha esternato in seguito alla vittoria straripante contro la Benetton di Treviso, colpiscono al solito i toni e la modalità attraverso le quali emergono delle potenziali difficoltà, a volte senza ritegno alcuno. E’ risaputo che da sempre la platea è divisa su questi aspetti che hanno fin’ora contraddistinto la gestione della famiglia Ercolino. Giustificazionisti o colpevolisti, sportivi o indifferenti, di certo l’induzione psicologica, attraverso l’utilizzo di pressione indiretta sulla passione e sui sentimenti della tifoseria è rientrato, in maniera plateale o forse a tratti calcolata nel modus operandi che ha caratterizzato e scandito il percorso dell’attuale società.  
Una simile situazione avvenne durante un indimenticato Consiglio Comunale, nel quale il Presidente Ercolino, dopo aver insultato il Sindaco, minacciò il fallimento della società, per la mancanza di alcune autorizzazioni vitali per il proseguimento dell’iter rispetto ai lavori di adeguamento del Palazzetto dello Sport, che lui stesso, accedendo ai fondi del Credito Sportivo, aveva curato in vista dell’Eurolega, ed in seguito datogli in concessione per dieci anni dal Comune di Avellino.  
I più cinici quindi considerano anche le questioni nella loro concretezza. Generalmente, infatti, nessun imprenditore mette a rischio il proprio capitale senza guadagnarci niente. Razionalmente, i più addentrati alle questioni politico/economiche della Città di Avellino hanno sempre avuto ampi margini di discussione sui quali poter avanzare serie perplessità.  
In questo frangente, gli sportivi e gli appassionati hanno preferito chiudere più di un occhio e parlare il meno possibile per amore di una squadra e di una società che da sempre, o almeno nell’ultimo quindicennio, ha rappresentato il fiore all’occhiello dello sport provinciale e regionale, regalando emozioni importanti e facendo balzare alle cronache nazionali una piacevole e colorata realtà quale quella della nostra verde e amata Irpinia.  
I tifosi hanno sempre sostenuto la famiglia Ercolino, consci del fatto che nella nostra Provincia non è oggettivamente facile gestire una società di Serie A, ma tenendo sempre di mira l’obiettivo principale: tentare di non scomparire dalla realtà importante del Basket italiano e non vanificare gli sforzi umani ed economici concretizzati nel corso della storia e non solo in questi ultimi quattro anni.  
A fronte di quanto sta emergendo dai giornali in questi giorni, restano comunque accese le speranze di chi considera la Scandone un bene prioritario comune da tutelare a tutti i costi e seppur ci si aspettava nell’immediato atteggiamenti responsabili a riguardo, l’auspicio è che in un modo o nell’altro si trovi una soluzione fattiva a questa brutta pagina del basket avellinese, anche perché la prima vera scadenza a cui dovrà rispondere presente la società è già fissata per il 15 Febbraio. Non ci resta dunque che incrociare le dita e sperare, per poter gridare ancora una volta con orgoglio, Forza Lupi! Forza Avellino!

Amerigo Ferrara

venerdì 17 dicembre 2010

UN PAESE SULL'ORLO DEL BARATRO


Un data attesa da oltre un mese. Vicende politiche a tratti inquietanti, assurde compravendite di voti e di persone. Giustificazioni credibili o incredibili. Senso del dovere o dissenso.
Di sicuro in tanti ce lo si aspettava, il tramonto era nell'aria, ma non si aveva la forza e forse non si è veramente pronti a fronteggiare la notte. Tanti avrebbero preferito che l'attuale e fallimentare governo cadesse, ma tanti altri, chi per interessi economici, chi per obiettivi personali, chi per strategie elettorali, nel profondo, erano consapevoli che caduto un papa, si sarebbe corso il serio rischio di non riuscirne ad eleggere un'altro.


Nel Partito Democratico, seppur si nutriva la consapevolezza della necessità di mandare a casa Berlusconi, era palpabile il senso di incertezza nei riguardi della figura del leader da presentare al Paese per contrastare l'attuale "maggioranza". Bersani si, Bersani no. A qualche giorno dal voto in Parlamento, i militanti del maggiore partito d'opposizione hanno inondato la Capitale. Il Segretario ha parlato con chiarezza, sottolineando tante verità e proponendo strategie condivisibili, ma non è riuscito ad accendere il proprio elettorato, non è ruscito a trasmettere né emozioni, né fiducia. Quasi un milione di persone che ascoltavano in religioso silenzio, negli sguardi di tanti il peso della responsabilità che tocca a chi verrà dopo questo governo.
Parecchi preferiscono Vendola, per il suo impatto mediatico. Tanti altri non ne discutono proprio, perché un partito col 23% non può farsi rappresentare da uno col 7%. La verità è che ad settimana dal voto di fiducia in Parlamento, a Sinistra si aveva ampiamente la consapevolezza di come sarebbero andate le cose, a prescindere dalle scelte dei singoli che poi hanno fatto la differenza. Certo, un governo tecnico avrebbe potuto varare la legge elettorale che in fondo tutti gli italiani chiedono. L'impressione è che siano i politici a non volerla, o almeno soltanto di facciata parlano del fatto che ce ne sarebbe bisogno. A tanti, fa comodo essere scelti dal Partito e non dal Popolo Italiano, perché differentemente non riuscirebbero ad essere  eletti. La situazione è paradossale. 


Ma mentre in Parlamento avveniva l'ennesima dimostrazione di inettitudine, fuori c'era l'inferno. Studenti incazzati, lavoratori precari, terremotati sfiniti, gente oppressa dai rifiuti e dalle inadempienze, facevano valere con forza  i propri diritti e il proprio triste dissenso. All'atto del conseguimento della fiducia, non si è più riusciti a trattenere la rabbia. Altro che black bloc, altro che gruppi organizzati, probabilmente c'è stato qualche facinoroso che ne ha approfittato, come spesso capita, ma l'impressione è che si sia perso il polso della situazione e basta! 
La guerriglia urbana di Roma viene di fatto giustificata da molti studenti. Questo è il dato. La situazione è di una gravità assoluta, significa semplicemente che siamo ad un passo da eventi irreparabili. Nessuno ha ancora imbracciato fucili e pistole; se ciò dovesse accadere, c'è il serio rischio che non si riesca più a tornare indietro. I politicanti, come le persone per bene è normale che prendano le distanze dalla violenza, ma nel secondo step, bisognerebbe comprenderne le ragioni, sembra quasi non si abbia la lucidità di farlo. Premetto che da spettatore di quelle immagini cruente, sono dalla parte degli studenti che continuano a protestare civilmente e dalla parte delle forze dell'ordine che in questa occasione hanno agito con la massima responsabilità, rischiando la propria pelle. Sia gli uni che gli altri, in tante occasioni e con sfumature differenti, sono finiti nel torto, per onestà intellettuale più spesso le forze dell'ordine, vedi Brescia (Novembre scorso). 
Ciò che proprio non riesco più a giustificare è l'atteggiamento degli esponenti di questo governo che non è più in grado di ascoltare le esigenze degli Italiani e purtroppo, anche grazie a questa maledetta legge elettorale, è finito col rappresentare se stesso ed i propri interessi. Farebbe di tutto per difenderli, soprattutto negando l'evidenza fino alla morte, perchè il tradimento nei riguardi degli Italiani è, e a quanto pare continuerà ad esserlo, ancora in atto.

domenica 5 dicembre 2010

SIAMO DI FRONTE AD UN MURO DI GOMMA, RIPROVARCI NON COSTA NIENTE?!



Mi dico spesso che la politica non può andare avanti così, la sera di tanto in tanto mi ritrovo a discutere dei miei punti di vista con chi ha ancora voglia di condividere qualche momento col sottoscritto e per onestà intellettuale il dialogo risulta al solito schietto e sincero.
L'amicizia mi sono accorto, essere uno di quei valori di cui non se ne può fare a meno, soprattutto se col tempo si dimostra autentica e bilaterale, ma in certe avventure è meglio lasciarla al di fuori, almeno questo vale per chi la pensa differentemente o condivide in parte le tue medesime impressioni.
Queste maledette idee! La tendenza a voler cambiare un attimo le cose, il desiderio di vedere che la mia Città possa realmente migliorare, e non solo in una classifica fittizia che annualmente viene pubblicata sulle testate giornalistiche nazionali.
Sono in tanti a pensarla come me, purtroppo mi rendo conto, che per quanto le nostre idee siano valide e rispecchino le esigenze reali della comunità che tutti vorremmo, l’impatto nel sociale è molto inferiore a quello di tanti politicanti da strapazzo. 
Siamo in tanti a pensarla in questo modo e la maggior parte delle volte, ciascuno preferisce procedere per sé, perché c'è puntualmente quel pizzico di personalismo e di sfumature cromatiche differenti che non consentono una lunga e sana collaborazione. 
La situazione appare a tratti scoraggiante, perché ti rendi conto che alla fine la maggior parte delle persone tende a farsi assorbire dal sistema.
Uno dei principali limiti che riconosco al politichese, è l'esser divenuta da troppo tempo una lingua morta, fatta principalmente di regole interne che conoscono soltanto gli addetti ai lavori e che sono di difficile comprensione a livello esterno. Ciò che deve passare esternamente, nel sociale, è il messaggio, l’idea, la proposta politica che verrà poi valutata all’atto del voto.
In questo frangente chi è ancora in grado di dimostrare serietà e nobiltà d’animo, per tutelare i propri diritti, o si convince in maniera forzata delle tante belle parole ascoltate, o preferisce astenersi. Chi è diverso da questa categoria non si fa tanti problemi, perché ha ben compreso come funziona il sistema e preferisce utilizzarlo, spremerlo, anziché stare ancora a discutere.
Col passar del tempo, ci si rende conto infatti di come appare inequivocabilmente la realtà, dello schifo che si respira in giro, degli spot politici finti, degli esigui interessi di microgruppi che nascono attorno alla classe dirigente, delle ambiguità,  del falso moralismo becero per autotutela, delle strenue difese mediatiche del nulla, dei concorsi pilotati a mestiere, delle gare d'appalto assegnate ai soliti privilegiati,  delle omertà, dei continui compromessi che si fanno per fare strada in politica, delle sterili lavate di coscienza, dei moralisti collusi e tante, tante altre situazioni che alla lunga ti stomacano.
Ma c’è sempre chi da questa realtà trova gli stimoli per reagire. Il problema della reazione è però sostanziale, è come se ti trovassi in un campo di battaglia al termine di un cruento combattimento ed intorno a te ci sono una miriade di morti, qualche ferito, ed i medici con i volontari si contano sulle dita di una mano.
Si è sempre in pochi, più o meno sempre gli stessi, sempre con le stesse idee, più forti, arricchite e radicate di prima, grazie alle esperienze accumulate e per quanto questo possa essere un bene, ci si rende conto del fatto che la gente non ci sta più a dar retta ad un sistema fantasma.
Lentamente ho però cominciato a valutare altri approcci rispetto a questa realtà, stimoli genetici che accompagnano nuovi progetti vitali. Per il sottoscritto vale sempre la pena mettersi in gioco, vale sempre la pena continuare lottare. Cambiano i target, cambiano i gruppi di intenti, cambiano i meccanismi, cambiano le organizzazioni, di base cambi un pò anche tu, ma in fondo resti sempre te stesso, perché vivi nella consapevolezza che ci stai seriamente provando e nonostante tutte le difficoltà, anche quelle strettamente personali, non ti sei fatto ancora accoppare e soprattutto vivi respirando continuamente un clima di novità, di stravolgimenti.
Quest’epoca è molto particolare, l’invidia regna sovrana, pochi sanno lavorare di squadra, molti se ne approfittano e se proprio ci hai creduto fino in fondo, profondendo tempo e veleno, corri il serio rischio di pagarne le conseguenze! Troverai sempre qualcuno che ti guarderà con sospetto, che penserà che agisci per tutelare chissà quale abietto interesse, che tenterà di usarti, manipolarti e potrai risultare agli occhi di tanti antipatico, stupido o polemico. Non si può dare un prezzo alla libertà, all'autostima, alla dignità e al rispetto. E'necessario controbbatere colpo su colpo per sentirle continuamente tue. 
Alla lunga comunque si arriva razionalmente a non dar più peso ai giudizi fini a se stessi di chi ti circonda, perché vivi nella consapevolezza che stai cercando di percorrere la strada meno battuta e al massimo ciò che dovrà esser valutato saranno le tue idee, il tuo percorso ed i tuoi comportamenti.
Scavo spesso nei cassetti della memoria, quella purtroppo non mi manca, per ricalcare l’entusiasmo che in passato cementava il potenziale raggiungimento di un obiettivo, a volte  intriso di tanta tristezza, col tempo, ho necessariamente dovuto imparare a farmi scivolare addosso le situazioni che possono arrecarmi tensioni e dolore.
Insomma, questa è più o meno la storia dell'uomo da sempre, che ciascuno vive o ha vissuto a suo tempo.
Anche il prossimo anno, come quello che velocemente mi sto lasciando alle spalle, si continuerà a dare un pò di sano "fastidio", e come ogni anno, se mi riesce di costruire una discreta e arrabbiata schiera di "massoni" può essere che qualcosina gradatamente cambierà.
Soltanto se si è in tanti a far sentire il fiato sul collo, può essere che forse le cose miglioreranno realmente. Spero non sia tutto tempo sprecato! Anche se ho imparato molto bene e spesso a mie spese, economiche e morali, che il tempo non è mai sprecato, qualsiasi cosa tu faccia credendoci, ti servirà per arricchire il tuo personale bagaglio culturale e rappresenterà un sano periodo di crescita emotiva e comportamentale. Non è retorica, se certe esperienze non hai il coraggio e la passione di provarle e condividerle, non potrai mai conoscere sulla tua pelle e dentro di te ciò che sto scrivendo e che vivo con un pizzico di soddisfazione da anni.

Amerigo Ferrara

venerdì 3 dicembre 2010

LE GRANDI ALLEANZE E LE TRIPLICI INTESE, LA SFIDUCIA SEMBRA IMMINENTE

Mentre i media continuano allegramente a sbizzarrirsi nel proporre le continue sfumature che stanno pian piano emergendo dai documenti sottratti e resi pubblici da Wikileaks, tessendo botta e risposta vicendevoli a seconda delle visioni politiche, in parlamento sembrano esser maturati  i tempi per ratificare questa sfiducia. La maggior parte degli italiani attende da tempo questo momento, che certo non trova d’accordo i fedelissimi del Premier, ma in questi ultimi sei caotici mesi, un pò tutti hanno mostrato i segni di una triste assuefazione ai soliti stucchevoli teatrini mediatici.


Comincia a delinearsi anche un flebile quadro di alleanze che  potrebbe prospettarsi in vista delle prossime elezioni. Non hanno sorpreso le posizioni  strategico/opportunistiche di Casini e Rutelli, che in clima di ambiguità, si sono accodati alla scia di questa “destra diversa”, ponendo fine definitivamente al Bipolarismo. Il gruppo legato a Fini, infatti, dopo aver avallato per anni i canoni che Berlusconi e la Lega hanno imposto alla politica, tacendo su tutte le principali “leggi taglia gambe”, di colpo ha mostrato uno spirito rinnovato, ricordandosi del senso dello stato, della necessità di rispettare le leggi e di rispettare la magistratura. Va beh.


Dal fronte della Sinistra, la situazione sembra essere al solito particolarmente articolata. L’Italia dei Valori si alleerebbe con chiunque, a patto che si sfiduci il Premier, Di Pietro da mesi urla in maniera a tratti populista la difficoltà di accettare le condizioni politiche che pone in essere l’attuale governo. Nel Partito Democratico invece si assiste a qualche leggero scatto in avanti di D’Alema e Veltroni che in vista delle possibili primarie per la grande coalizione con SeL, sottovoce accennano alla possibilità di individuare un leader indiscusso, considerando che la figura del Segretario Bersani, è data potenzialmente non vincente rispetto al carisma mediatico che ha mostrato Vendola, che ha riscosso simpatia e fiducia dall’intero elettorato di sinistra. Dunque se da un lato è palese la necessità del Partito Democratico di voler esprimere il leader della grande coalizione, per potersi giocare al meglio la corsa elettorale, dall’altro indirettamente si delegittima l’attuale percorso che per quasi un anno ha tenuto l’intero partito a lavoro sui territori per individuare la figura del Segretario, espressa poi dalle primarie di partito, emblema della massima espressione della democrazia. Dunque capisco i dubbi rivolti a voler portare a casa il risultato ma non giustifico la tempistica. Chiaramente la situazione resta in continua evoluzione e credo si assisterà a qualche sorpresa.


Altro grande ed importante tema che va necessariamente affrontato in vista delle elezioni, è quello dell’attuale Legge Elettorale (Legge 270 del 21 Dicembre 2005 – Governo Berlusconi), profondamente discutibile, visto che rispetto all’attuale condizione politica in cui versa il Paese rappresenta un vero e proprio rischio, perché è stata costruita rispetto allo scontro tra due schieramenti. Se ve ne sono tre di schieramenti, come attualmente sembra essere il panorama politico, potrebbe dare risultati totalmente casuali, infatti se un partito o un’alleanza si trova a raggiunge il 35% delle preferenze, ottenendo quindi il premio di maggioranza,  si assicurerebbe la maggioranza assoluta. Questa situazione oltre a rappresentare un caso unico per le democrazie occidentali, in un paese come l’Italia potrebbe rappresenterebbe una situazione molto pericolosa, visto che persino la figura cardine di garanzia, il Presidente della Repubblica, viene eletto dal Parlamento. Questa legge elettorale definita dall’allora Ministro alle Riforme Calderoli “una porcata” rappresenta un’evidente abuso, la trasgressione del “diritto al voto”, diritto espresso in maniera quanto mai chiara dall’artcolo 48 della Costituzione. Non è altro che una legge fatta per scegliere i parlamentari, influendo quindi anche sul sistema partitico e che mina la possibilità dell’elettore di esprimere liberamente la volontà di attribuire il proprio voto ad uno specifico candidato. L'augurio è che l'intera Sinistra dimostri agli Italiani la volontà di cambiamento, cominciando da questa riforma della Legge Elettorale, divenuta vitale per la nostra Democrazia.


Amerigo Ferrara

mercoledì 1 dicembre 2010

DA SAVIANO A WIKILEAKS, FUTILE PIRATERIA MEDIATICA DI STAMPO BOLSCEVICO, PETER PAN CONTINUA AD INCANTARE LA SUA PENISOLA FELICE CHE NON C'E'



E' proprio vero. Nella Penisola che non c'è, il tempo sembra proprio essersi fermato. Anche qui da noi, in Italia, come nella storia narrata dallo scrittore scozzese James Mattew Barrie questa vicenda richiama immagini di pirati, indiani, fate, sirene e bimbi sperduti. Per meglio intenderci, è palese la somiglianza tra questo classico della letteratura di inizio secolo scorso ed il lento declino dell’ultimo ventennio che ha vissuto la nostra Penisola, caratterizzato dalla comparsa di un protagonista discusso e controverso, lo stereotipo del latino homo faber fortunae suae, del quale risulta superfluo e a tratti leggendario descriverne l’ascesa, ma che per le sue caratteristiche, di diritto, rappresenta la mitica figura di Peter Pan.
Facendo appello alla memoria, appare tristemente lampante la percezione che la società, sia sopraffatta da un angusto immobilismo dettato da una crisi economica internazionale e dalla mancanza di soluzioni strategiche incisive per  uscirne fuori, che dovrebbero emergere dall’attuale classe politica dirigente, per fornire alla nazione almeno qualche segnale rassicurante. 
Come Peter Pan anche il nostro Premier, alla fine, ha trasformato il nostro Paese nella Penisola che non c’è, o che purtroppo sembra non esserci più. Le problematiche nascoste per troppo tempo da un'infinità di astute filastrocche, giochi e avventure si sono affollate l’un l’altra fino a non poter più essere taciute.
Gradatamente, ogni nodo è venuto al pettine, ma i nodi col tempo sono divenuti dei veri e propri macigni: lavoro, emergenze ambientali ed energetiche, scuola e università, diritti civili e costituzionali, sanità, giustizia, il tutto condito da ingredienti sofisticati e piccanti, scandali di corte e da piaghe in continua evoluzione.
In questa storia che ha assunto le caratteristiche proprie di una favola, ciascuno si è adoperato per adempiere in maniera calzante al proprio ruolo.
Particolari e avvincenti le lotte mediatiche tra i bimbi sperduti capeggiati da Fini, che tutto ad un tratto in maniera del tutto incoerente si sono ritrovati e gli indiani, impersonati dai vari Alfano, LaRussa, Gasparri, Calderoli, Bondi; battibecchi mezzo stampa che hanno spesso assunto lo stile di una fiction a puntate per difendere strenuamente le posizioni di un leader che ormai da tanto ha passato il segno della decenza. Abbiamo sorriso sulle posizioni più disparate delle fate, la Meloni, ma soprattutto di quella per eccellenza, la Carfagna che avremmo preferito rimanesse stampata su quell’attraente calendario non per generare sentimenti sessisti e misogini, ma semplicemente perché rappresenta un esempio improprio di meritocrazia.
Le sirene Prestigiacomo e Gelmini sono state fantastiche, il loro canto ha spazzato via in poco quanto di meglio sull’ambiente e la scuola era stato costruito con enormi difficoltà nel lontano e nel recente passato.  
Da questa favola stavolta però, a discapito del classico lieto fine, ne beneficiano i pirati, le organizzazioni mafiose, che in maniera trasversale senza badare ai colori politici, su tutto il territorio nazionale, nel silenzio degli omertosi, degli opportunisti o dei collusi continuano a fare affari, insinuandosi nel sistema e uccidendo ogni giorno la dignità della nostra terra. Il problema è articolato, non lo si risolvere certo prendendosi i meriti di qualche arresto importante, di sicuro non lo si risolve omettendo le responsabilità della politica, non garantendo alla magistratura le condizioni ottimali attraverso le quali operare, così come è accaduto a causa di una campagna gratuita di denigrazione a cui si è aggiunto l’episodio emblematico di Cosentino o quello cardine dello stesso Berlusconi. Quest’ultimo, è l’antesignano del rifugiato che chiede asilo politico al proprio elettorato e cosa ancor più grave, gli viene concesso col  clamore e gli onori delle masse, unico caso al mondo nel suo genere. Peter Pan rappresenta dunque una proiezione di ciò che gli Italiani sono divenuti in questo contesto storico e culturale.
Ci si indigna se Saviano acquista credibilità e parla con prove documentali alla mano di situazioni scottanti e incontrovertibili, ottenendo un impatto mediatico forte ma purtroppo fine a se stesso. Si controbatte con sdegno se Wikileaks scopre l’acqua calda rispetto ai risaputi scandali e tendenze di Peter, ben documentate dalle testate giornalistiche con un ritmo costante. Arrivati a questo punto della storia è necessario un risveglio generale e generazionale delle coscienze critiche e morali per sovvertire o quanto meno lenire questa situazione. 
A tal proposito, madre delle coscienze, in una società che si rispetti è la conoscenza, ma soltanto parlare di temi, per tenere i riflettori puntati sulle criticità alle quali è necessario dare un risposta e farlo anche in tempi brevi, oggi continua ad esser semplicemente etichettato come qualcosa che appartiene ai "comunisti". Chiunque non la pensi come l'attuale governo, è puntualmente demonizzato, minimizzato e ritenuto fazioso, come se il Bipolarismo fosse l’unico metro attraverso il quale leggere la realtà, peraltro ignorandola. La società civile è normale che si ponga degli interrogativi, anche perché i cittadini partecipano seppure attraverso i media alla vita della nazione e sarebbe utile ricordare ogni tanto che non esistono esclusivamente persone che si lasciano plagiare dall'informazione cosiddetta di parte, di destra o di sinistra, persone che peraltro a questo punto hanno fatto gioco all'attuale governo, ma in angoli non tanto remoti dello stivale si annida nel silenzio quel sentimento di rassegnazione strettamente legato al libero arbitrio, sentimento dimostrato in diversi appuntamenti con l'astensione. Il messaggio che proprio non si riesce a far passare, non è il torto ipotetico subìto dall'elettorato di sinistra che non può far altro che assisstere, ma i disagi che vive giornalmente l'intero Paese.
Questo allontanamento dalla vita sociale e democratica è il vero fardello che ha innescato la legge elettorale, responsabile di aver cambiato profondamente il sistema partitico e che indirettamente ha tagliato fuori fette importanti di pensiero, ritenute obsolete. La sinistra ed il Partito Democratico in particolare ha senza alcun dubbio la responsabilità morale di non esser riuscita a contrastare questo tipo di politica, perdendosi nei personalismi, nelle infinite e genetiche contraddizioni interne, a cui si dovrà necessariamente porre un freno, per ricominciare a ragionare rispetto a ciò che i cittadini con forza iniziano ad urlare nelle piazze, dimostrando adesso più che in passato il loro malessere rispetto ad una società che sta andando a rotoli.
E mentre Peter Pan continua a giocare con gli indiani alla luce del sole e con i pirati in maniera sibillina e utilitarista, l’Europa ed il resto del Mondo ci guardano interdetti, sorridendo e concordando sul fatto che la nostra nazione ha perso la credibilità di cui godeva ed in maniera del tutto realista, si è trovata a sperimentare la peggiore favola che questo momento storico ed economico potesse concederci.

Amerigo Ferrara

SONDAGGIO - IN VISTA DELLE POTENZIALI PROSSIME ELEZIONI COSA TI ASPETTI DAL PARTITO DEMOCRATICO